Copper statue of the cat goddess Bastet. Eighth to fourth centuries B.C. PHOTOGRAPH BY MARY EVANS/SCALA, FLORENCE

Questo sito è un laboratorio creativo, blog, diario visivo, ecc. a cura di Valentina Cinelli.

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La copertina speciale di Cosmopolitan contro i delitti d’onore

Nel 2004, Shafilea Ahmed una ragazza 17enne di origini anglo-pakistane, fu soffocata e uccisa dai suoi genitori, davanti ai suoi fratelli, per aver rifiutato un matrimonio combinato.

Nel Regno Unito, la rivista Cosmopolitan farà uscire un’edizione speciale del numero di febbraio, in edizione limitata: la copertina del numero speciale sarà infatti un chiaro e struggente riferimento alla morte di Ahmed, nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione riguardo i cosiddetti delitti d’onore, nei quali in molte culture una persona viene uccisa da un membro della famiglia per cancellare un “disonore” arrecato da quella stessa persona su tutto il nucleo familiare.
La campagna è della Karma Nirvana un’associazione britannica che si occupa di aiutare e proteggere le vittime di questo genere di violenza e di cultura.

La copertina del numero speciale, ideata dalla Leo Burnett Change, il ramo della Leo Burnett dedicato al cambiamento sociale, è composta da una foto in cui si intravede una donna con lo sguardo perso e le mani protese davanti al viso come per proteggersi, in aggiunta la rivista è ricoperta da una pellicola di plastica morbida (non termosaldata come nei classici imballi).
L’effetto globale è abbastanza disturbante, dato che si ha l’impressione che la donna nella foto stia soffocando a causa della busta.

 

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La campagna comprende anche un brevissimo film di 7 secondi, ideato anche questo da Leo Burnett, che mostra due mani che lacerano l’involucro di plastica, un gesto evocativo sta a significare la liberazione delle donne dalla violenza.

Karma Nirvana e Cosmopolitan, in collaborazione con l’Henry Jackson Society, organizzano una giornata inaugurale “Day of Memory for Britain’s Lost Women”, che si terrà 14 luglio, la data del compleanno di Shafilea Ahmed.

 

 

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Una risata vi seppellirà #CharlieHebdo

JeSuisCharlie_squareMentre qualcuno ha paura di pubblicare le vignette satiriche della celebre testata francese, io penso – come tanti altri professionisti della comunicazione visiva stanno confermando – che la migliore risposta sia far “vedere” che non abbiamo paura.

Di seguito le reazioni di illustratori e fumettisti al sanguinoso attacco alla redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 a Parigi, riassunte in uno Storify (in progress).

Lascio la parola alle immagini.

 

[ il tributo italiano – il tributo del mondo arabo ]

 

 

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Tableta Pollock, la cioccolata d’autore

Chi di voi non ama la cioccolata, quella artigianale, in tavolette, da sbocconcellare davanti alla tv o al computer. Se a questa piccola goduria si aggiunge un tocco di design, poi, sarebbe il massimo.

Ci ha pensato una designer messicana, Tatiana Sanchez che ha lanciato la Tableta Pollock.  Si tratta di tavolette di cioccolato fondente al 54% nate dalla collaborazione dell Sanchez e il maître chocolatier più famoso del Messico, Jorge Llanderal: colorate da schizzi di burro giallo, azzurro, rosa e bianco, sia il packaging che la superficie del cioccolato riproducono le tinte delle tele del pittore statunitense.

Tatiana Sanchez ha provato a combattere il fenomeno della cannibalizzazione delle piccole realtà artigianali dolciarie, ormai comune anche in Messico, inventando Unelefante, una iniziativa che è diventata una vera e propria vetrina on-line dove poter comprare prodotti gastronomici di qualità, con un occhio al design.
Palloncini artistici personalizzati, cofanetti di cioccolato intonati alle fragranze del vino, macarons incastonati in gioielli di filigrana. Su Unelefante, ogni artista crea regali inimitabili e selezionati che racchiudono la parola amore. Ogni confezione  include la bontà del cioccolato di chef Llanderal, l’originalità delle chocolate box di Tatiana Sanchez, la creatività delle designer Joana valdez e Georgina Duarte, il gusto raffinato del sommelier Sr. Sapiens.

 

 

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Ricerche online: come è cambiato l’accesso alle informazioni

Cercare informazioni sul web e? un’attivita? che è ormai entrata a far parte della nostra quotidianità. Mentre prima dell’avvento di Internet ci si affidava ai giornali e ai giornalisti per informazioni e cronaca, o si passavano giornate intere in biblioteca o sui volumi di un’enciclopedia per ricerche e studi, o più semplicemente si andava a chiedere lumi a una persona considerata più autorevole, oggi sembra che tutto si sia ridotto a una semplice affermazione: “Lo cerco su Google“.

La disponibilità di informazioni – rese fruibili dalla diffusione capillare di Internet – in questi ultimi anni ha seguito un andamento esponenziale. Nella storia umana non c’è mai stata un’epoca in cui ci fosse una così grande facilità di accesso a miliardi di documenti; questa possibilità è stata salutata da molti come l’inizio di una nuova era, quella della conoscenza condivisa.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Se infatti Internet ha, da un lato, permesso una fruibilita? immediata di una serie di risorse – divise in interpersonali (posta elettronica, social network, forum), bibliografiche (archivi online, ebook) e documentali (siti) – dall’altro non ha saputo fornire delle modalità innovative per migliorare l’accesso all’informazione, o forse sarebbe più corretto dire che non ha saputo formare le persone a un corretto uso dello strumento e delle sue potenzialità.

Tre sono le principali categorie che limitano o alterano l’efficacia di una ricerca online.

In primis, il motore di ricerca stesso.

La modalità di ricerca online nasce da quella usata anni fa per le ricerche su cataloghi informatizzati: basi di dati consultabili attraverso degli indici, parole chiave e l’uso di operatori booleani (AND, OR, NOT). Questo non è un limite di per sé, anzi, è la naturale evoluzione di una modalità che ha sempre funzionato e che ha reso intuitiva la ricerca; ma il flusso informativo a disposizione oggi è enormemente superiore a quello di un catalogo informatizzato dell’epoca, e soprattutto su Internet l’informazione è de-strutturata, per cui è impossibile che il processo di ricerca segua lo schema tipico di una fonte organizzata.

Per ovviare a questo problema, i motori di ricerca (Google fra tutti), hanno iniziato ad aggiungere una serie di funzioni – i famigerati algoritmi – con l’obiettivo di rendere meno schematica la ricerca. Si tratta di serie di variabili che modificano la ricerca, partendo dai due attori principali: l’origine dell’informazione e la persona (o ente) che effettua la ricerca.

Nel primo caso, si tratta di rendere appetibili le informazioni pubblicate su Internet: infatti i motori di ricerca sono diventati esigenti e, per ovvi motivi di marketing, visualizzano i risultati seguendo non più un ordine logico e schematico ma assegnano una priorità arbitraria, generata dai loro filtri e algoritmi (in questo ci viene in aiuto il SEO, “Search Engine Optimization“, letteralmente Ottimizzazione per i Motori di Ricerca di un contenuto sul Web).

Nel secondo caso si tratta invece della personalizzazione dei risultati. Partendo dal profilo di Google dell’utente che effettua la ricerca il risultato ottenuto viene personalizzato in base alla modalità con cui il suo algoritmo calcola le “ricerche correlate” (analizzando le query precedentemente effettuate dai lettori) e da quali risultati suppone che gli utenti vorrebbero veramente visualizzare.

L’obiettivo di Google è sempre stato quello di aiutare a trovare la risposta giusta in meno tempo possibile, addirittura di anticipare il bisogno e fornire direttamente una risposta. Ma questo comporta che la ricerca sia soddisfacente?

Ricordiamo anche che, da un sondaggio di seotraininglondon.org, il 64% degli intervistati ha dichiarato di non essere a conoscenza del fatto che i risultati di ricerca mostrati da Google siano personalizzati.

Il secondo limite è lo strumento stesso: Internet e il device su cui viene effettuata la ricerca.

Sul Web non c’è problema di spazio: mentre nel mondo fisico ci siamo sempre imposti il limite della “pagina”, del foglio A4, su Internet la capacità di contenere dati e informazioni èillimitata. Ma da un vantaggio, questa ricchezza di contenuti si sta rivelando uno svantaggio.

Il lettore web non è un vero lettore: l’80% degli utenti “scorre” la pagina e la velocita? di lettura viene privilegiata rispetto al contesto.

Questo comporta che, anche se il risultato della ricerca fosse “neutro”, ossia non filtrato da algoritmi SEO o da personalizzazioni, ciò che noi leggiamo sono esclusivamente i primi risultati, e quelli che per esperienza o empatia colpiscono maggiormente la nostra attenzione: un filtro nel filtro.

Sono veramente poche le persone che leggono e cercano al di fuori della prima pagina di risultati, solo il 2-3% va alla seconda, e la maggioranza invece di consultare la terza pagina preferisce rifare la ricerca.

Il terzo limite è l’attendibilità delle fonti. Anzi, la capacità delle persone di verificare se la fonte da cui proviene l’informazione restituita da una ricerca sia attendibile o meno.

L’esempio più eclatante (e sul quale siamo caduti tutti) riguarda le informazioni sanitarie: cercare sintomi di un malore su Internet, senza conoscenze adeguate e soprattutto senza la verifica delle fonti, non fa altro che aumentare dubbi e paure rendendo tutti ipocondriaci. In questi giorni, addirittura un sito medico belga, Gezondheidenwetenschap.be, ha realizzato una campagna di sensibilizzazione sull’argomento: sfruttando le Google AdWords (quindi giocando sullo stesso terreno), a ogni ricerca inerente una patologia comune, il primo risultato a pagamento che compare è il messaggio: “Don’t google it, check a reliable source” (Non googlare, controlla una fonte affidabile).

Lo stesso problema, con esiti meno gravi, è riscontrabile in tutti i campi. Sull’e-commerce ad esempio, dove l’82% dei consumatori intervistati dichiara di effettuare ricerche in Internet prima dell’acquisto. Oppure sul turismo e i viaggi, dove metà di tutti i viaggiatori della UE fanno riferimento a siti Internet e a social media per le informazioni di viaggio. Meno del 10% attinge a informazioni fornite congiuntamente da quotidiani cartacei, radio e TV. Le agenzie di viaggio e gli uffici del turismo forniscono informazioni pertinenti a circa il 20% dei viaggiatori europei (fonte: Eurobarometer).

L’esigenza della verifica dell’attendibilità delle fonti è sempre più sentita, e in questo contesto sono entrati di prepotenza dei nuovi protagonisti: i social media con i contenuti generati dagli utenti.

Secondo un sondaggio del 2011 condotto da Skyscanner, il 52% degli utenti Facebook ha dichiarato di aver prenotato un viaggio per la stessa destinazione di alcuni amici, dopo aver visto le loro foto pubblicate sulla piattaforma, e il 34% dei viaggiatori europei ha affermato che la decisione di prenotare un viaggio è stata influenzata dai feedback di persone che conoscono esclusivamente online.

Dai social network, ai contatti “virtuali” fino al ruolo degli Influencer, l’argomento diventa ancora più complesso e avrebbe necessità di un approfondimento a parte, ma il ruolo dei social network nella verifica dell’attendibilità e autorevolezza di una fonte è chiaro.

Abbiamo visto come il processo, apparentemente semplice, di una ricerca su Google nasconda in realta? aspetti decisamente complessi; aspetti che devono essere presi in considerazione ogni volta che ci si appresta a effettuare una ricerca online.

Ciò non significa che Google, Bing, Yahoo e affini si siano di colpo trasformati nei nostri peggior nemici. Abbiamo la fortuna di usufruire di uno strumento veramente efficace per affrontare in maniera attiva e non passiva questo processo di ricerca, uno strumento che nasce dalla consapevolezza dei processi appena descritti. Questo strumento è semplicemente il buon senso, è gratis e va utilizzato e coltivato ogni giorno.

Ricerche-Online

[ foto e a rticolo originale – Voices – Telecom Italia Blog ]

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AAA (Alfabeto Autunnale d’Amore)

ancora
baciata
con
desiderio
e
fuggo
gioiosa.
ho
illusioni
lunari,
mentre
novembre
oscura
penosamente
questa
roma
solitaria,
toccando
un
vento
zefiro

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Non tutte le violenze domestiche sono visibili. Amnesty International

 

 

 

Not all domestic violence is visible.
Stop violence against women
Amnesty International

Advertising Agency: Grey Bangkok, Thailand
Creative Director: Travis Sorge
Art Director: Parom Kong-Aum, Raylin Valles
Copywriter: Krittipong Buntharam
Illustrator: Jae Morrison

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Advertising in difesa delle donne #25novembre

Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

Come ogni anno, vi proponiamo una raccolta delle campagne di sensibilizzazione più significative degli ultimi anni.

 

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Fédération Nationale Solidarité Femmes (National Federation for Solidarity with Women): Women all over the world
The world over, women die every day, victims of marital violence. Dare to speak out. Call 3919.
Advertising Agency: Euro RSCG C&O, Suresnes, France
2011

 


 

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The Israel Women’s Network: Prostitution
Thousands of women in Israel are held against their will in the prostitution industry. Don’t be an accomplice.
Advertising Agency: Mccann Erickson, Tel Aviv, Israel
2009

 


 

NOabuse3

NOabuse2

NOabuse1

 

“NO” Combat violence against women: Peephole, 3
For many women the threat isn’t on the outside.
2007

 


 

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Woman’s Room Associazione no profit contro la violenza sulle donne, Croazia in partnership con la Croatian Rugby Association
Stand strong against violence!
Advertising Agency: IMAGO, Zagreb, Croatia
2013

 

[ via ]

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Cambiamenti

Ci si può sentir diversi rimanendo uguali?
Partire in viaggio rimanendo fermi?
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