Torre rossa

Voglia di estate. Guardo il paesaggio e riconosco il colore dei campi dopo la mietitura di fine giugno. Sento la quiete, i muscoli rilassati dal calore del sole. Trovo rifugio nell’ombra e osservo in silenzio il paesaggio. Ho sete. 

La borraccia verde accanto a me stride con il suo colore acido, rispetto ai colori morbidi del quadro, mentre il contenuto mi rincuora: ho sete e a breve berrò un altro sorso.

Quella torre ricorda i mausolei romani, dalla tipica forma cilindrica, sparsi per la città: Cecilia Metella, Castel Sant’Angelo, il Pantheon, ma la merlatura e l’assenza di rivestimento in marmo o travertino mi regala una visione un po’ più rustica, medievale.

Il travertino, c’è solo a Roma. Pietra calcarea, bianca, simile al marmo ma come se fosse il fratello povero (un’idea mia), bianca come il piedistallo di quella statua che sputa da destra: privo di fregi o decorazioni me lo immagino proprio rivestito di questa pietra.

Calcare, di nuovo, come l’acqua di Roma, una delle più calcaree d’Italia. E ho di nuovo sete.

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