londra

la vittoria del terrorismo è la distruzione della quotidianità 

3 Comments
  • bastet

    07.07.2005 at 14:59 Rispondi

    mi sento vuota e impotente..
    ho paura, ma ancora di più ho rabbia..
    ma non sono arrabbiata con chi ha commesso questo omicidio di massa, ma con chi ha permesso che accadesse, con chi ha permesso che ce lo meritassimo..

    i prossimi siamo noi..
    ny, madrid, londra.. la strada verso roma è nettamente segnata..
    non mi dispiacerebbe mettere un cartello di deviazione verso arcore..

  • bastet

    08.07.2005 at 10:30 Rispondi

    e non ci voleva mica Pisanu per averne la conferma…

    ROMA – “Tenere i nervi saldi”, raccomanda il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Ma è difficile quando tutte le analisi di intelligence arrivano alla stessa conclusione: dopo la Gran Bretagna il prossimo obiettivo sarà  l’Italia. Magari non domani e forse neppure tra un mese, ma la strategia di Al Qaeda è scritta: colpire uno ad uno i nemici dell’Islam nonché “i principali alleati dell’America nella sua aggressione all’Iraq”. C’è stato l’11 marzo spagnolo. C’è stato il 7 luglio di Londra. Di quell’elenco di nemici restano ancora intatti Italia e Polonia.

    http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/cronaca/allertaitalia/allertaitalia/allertaitalia.html

  • bastet

    14.07.2005 at 13:18 Rispondi

    Piccola grande idea antiterrorismo

    La BBC riporta un consiglio interessante per agevolare i soccorsi in caso di attentato: memorizzare nella rubrica del proprio telefonino, sotto una voce standard, le coordinate della persona da contattare in caso di emergenza.

    Questo consente una più rapida identificazione delle persone e permette di allertare più facilmente i familiari, sia nel caso di attentati, sia nel caso più banale di incidenti stradali e simili. Praticamente tutti hanno sempre con sé un telefonino, mentre magari non tutti portano con sé i documenti d’identità  (specialmente in paesi come l’Inghilterra dove non è obbligatorio farlo e anzi il documento d’identità  ufficiale non esiste).

    Il consiglio è di usare come voce standard la sigla ICE (In Case of Emergency, ossia “in caso di emergenza”). L’idea è di un paramedico dell’East Anglia, Bob Brotchie. E’ un piccolo gesto che può essere molto utile.

    Articolo BBC:
    http://news.bbc.co.uk/1/hi/england/4674331.stm

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