Tibet, inchiesta su una foto manipolata

Visto che sono stata accusata di “seguire una moda”, la seguo fino alla fine, parlandone e prendendo tutte le informazioni che trovo in giro sull’argomento… sia pro che contro…
Riporto un articolo, segnalatomi da un amico, comparso su megachip.info.

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Tibet: inchiesta su una foto manipolata – 5-4-08

Pubblichiamo l’articolo di Michel Collon dal sito www.flickr.com sulle complicate strategie di manipolazione messe in campo a proposito della rivolta tibetana e, a seguire, il contributo di Gordon Thomas dal “Canada Free Press” al quale Collon si riferisce. Entrambi gli articoli, per Megachip, sono stati tradotti da Vera Cavallin.

Guardate bene questa foto “Soldati cinesi travestiti da monaci”, che avete sicuramente già  ricevuto o che riceverete ben presto. Sta facendo il giro del web, con il seguente commento:…

“Londra – 20 Marzo – il GCHQ, l’agenzia governativa delle comunicazioni che sorveglia elettronicamente metà  del mondo intero fino allo spazio, ha confermato l’accusa del Dala௠Lama secondo la quale l’Armata Popolare di Liberazione Cinese, tutta travestita da monaco buddista, avrebbe provocato i moti di rivolta che hanno ucciso o ferito centinaia di Tibetani…”

art_tibet

Controllate sul sito: http://flickr.com/photos/macy_miao/2370855959/in/pool-tibetphoto

Questa foto, che dovrebbe fungere da prova, ha indignato molti. Ora, guardatela attentamente e giochiamo insieme a chi trova i 7 errori…

I SETTE ERRORI:
1. Vi è mai capitato di vedere una foto satellitare presa da una tale angolazione?
2. Ci hanno detto che i soldati si travestono da monaci per provocazione, sarebbero cosi stupidi da farlo proprio nel bel mezzo della strada?
3. Ci hanno detto che la foto è recente, risale a poco prima degli ultimi episodi. Chi o che cosa può provarlo?
4. Ho intervistato un amico che conosce il Tibet. Dice che questa foto non può esser stata presa il 14 Marzo sotto un sole primaverile perché la primavera in Tibet quest’anno è arrivata solo il 21 Marzo…
5. Sostiene inoltre che il colore dei taxi – bicicletta sia cambiato nel 2005 a Lhassa.
6. Dice poi che anche le uniformi che si vedono indossate dalla polizia non sono più le stesse da molto tempo.
7. Bisognava dunque avviare una nuova ricerca che ha fatto emergere una versione completamente diversa…

MA ALLORA LA FOTO DA DOVE VIENE?
In realtà , la foto è del 2003. In occasione delle riprese di un film i monaci si rifiutarono di fare da comparse. Se ne occuparono allora i soldati che nella foto, come si vede, ricevono i vestiti da comparse. Pratica corrente in queste zone, sembra. Ad ogni modo, niente a che vedere con le recenti immagini televisive che mostrano dei monaci violenti che distruggono negozi a Lhassa.
Bene, sembrava talmente grossa come notizia da doverla comunque verificare. Ed infatti potete trovare conferma a quanto detto sul sito pro-indipendentista che diffonde la foto accusatrice: http://buddhism.kalachakranet.org/chinese-orchestrating-riots-tibet.htm

La foto nel sito è sottotitolata “Questa non è una tattica nuova del Governo Cinese” come conferma la copertina del Rapporto 2003 del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy: questa foto sembra sia stata scattata dopo che dei monaci avevano rifiutato di fare da comparse in un film. I soldati allora erano stati incaricati di travestirsi per sostituirli.
Interrogato a riguardo, il webmaster del sito Internet ha risposto d’aver inserito la foto che accusava i Cinesi “al fine di mostrare il tipo di tattiche ingannevoli che i Cinesi avevano utilizzato durante le sommosse recenti”.

Ognuno è libero di apprezzare tale deontologia giornalistica.

In seguito, tutti i vari gruppi interessati hanno semplicemente eliminato questo commento per far credere che la foto fosse recente e che si trattasse di una cospirazione cinese. E poi la foto ha fatto il giro del mondo…

“FOTO-SATELLITE?” NON E’ LA PRIMA VOLTA…
1. Non è la prima volta che vogliono mostrarci la verità  tramite una foto – satellite. Nel 1990, gli Stati Uniti hanno voluto farci credere d’avere delle foto satellitari che “provavano” l’invasione prossima di Saddam Hussein in Arabia Saudita. Questi mezzi diabolici hanno sempre avuto grande rilievo nella manipolazione dell’opinione pubblica. Ho analizzato questa media-bugia nel mio libro ” Attention, médias!” p .21.
2. Nel 2003 gli Stati Uniti hanno diffuso delle foto satellite che “provavano” il possesso di armi di distruzioni di massa da parte dell’Iraq.
3. Più di recente, hanno ripetuto la mossa contro l’Iran (senza menzionare il fatto che Israele possiede duecento testate nucleari illegali).

UN’IMMAGINE PUO’ MENTIRE?
E’ giunto quindi il momento di ricordare che con le immagini si può mentire.
Senza soffermarsi in tecniche grafiche particolari, dei grandi cineasti come Chris Marker hanno già  dimostrato come un commento fotografico possa far dire qualsiasi cosa ad un’immagine. di fatto l’immagine stessa non ci dice:

1. Quando e’stata presa.
2. Ciò che mostra veramente.
3. Ciò che nasconde (di fianco, ditreo, poi…)

Tutti noi ci siamo già  fatti intrappolare da immagini simili nel passato. Ciascuno è libero di farsi la propria opinione sulla questione del Tibet cercando di verificare le due versioni, studiando gli interessi in gioco da entrambe le parti, com’é noto di George Bush che il Dala௠Lama ammira tanto.

In ogni caso noi abbiamo il diritto ad un’informazione non manipolata. Suggeriamo quindi alle persone che hanno diffuso questa immagine di diffondere anche il recitativo che l’accompagna. Grazie per l’attenzione.

MICHEL COLLON

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Dal sito web

http://flickr.com/photos/macy_miao/2370855959/in/pool-tibetphoto

Traduzione dell’articolo di Gordon Thomas ” Brit spies confirm Dalai Lamà s report of staged violence” – Canada Free Press – Friday, March 21, 2008 –

SPIE BRITANNICHE CONFERMANO IL RAPPORTO DEL DALAI LAMA SULLA VIOLENZA ORGANIZZATA

di Gordon Thomas

Londra, 20 Marzo 2008 – La GCHQ, l’agenzia governativa delle comunicazioni che sorveglia elettronicamente metà  del mondo intero dallo spazio, ha confermato l’accusa del Dala௠Lama secondo la quale l’Armata Popolare di Liberazione Cinese, tutta travestita da monaco buddista, avrebbe provocato i moti di rivolta che hanno ucciso o ferito centinaia di Tibetani.

Gli analisti della GCHQ credono che questa decisione sia stata calcolata accuratamente dai leaders di Beijing per fornire una scusa alla crescente tensione nella regione che sta attirando l’attenzione mondiale a causa dei prossimi Giochi Olimpici.

Per settimane ci sono stati rancori a Lhassa, la capitale del Tibet, nei confronti di azioni minori intraprese dalle autorità  locali cinesi.
Sono andate in crescendo anche le azioni di disobbedienza dei monaci che chiedevano di veder riconosciuto il diritto a praticare i proprio rituali religiosi tradizionali. A ciò si aggiunga la richiesta continua del ritorno del Dalai Lama, il quattordicesimo eletto a detenere questo alto uffizio spirituale.

Impegnato nell’insegnamento dei precetti fondamentali legati alla proprio autorità  morale – pace e compassione – il Dalai Lama aveva 14 anni quando l’Armata popolare di Liberazione Cinese invase il Tibet nel 1950 e fu costretto a fuggire in India da dove continua tuttora la propria campagna di denuncia contro la rigidità  della legge cinese.
Ma alcuni critici hanno obbiettato contro la sua tendenza a comportarsi da star cinematografica. Il magnate dei giornali Rupert Murdoch l’ha definito: ” Un monaco impegnato con le scarpe di Gucci”.

Dopo aver scoperto che i suoi sostenitori tanto in Tibet quanto in Cina sarebbero divenuti ancor più attivi nei mesi precedenti i Giochi Olimpici, i servizi segreti britannici a Beijing hanno appreso che il regime al potere avrebbe trovato ad ogni modo una scusa per soffocare le rivolte.
Questa paura venne espressa direttamente dal Dala௠Lama. I satelliti della GCHQ, posizionati nello spazio, avevano il compito di monitorare la situazione.

Il complesso edilizio della GCHQ, vicino all’ippodromo di Cheltenham, ha sede nell’amabile Costwolds dell’Inghilterra occidentale. Settemila impiegati, tra i quali i migliori esperti e analisti del mondo, vi lavorano. Parlano, tra loro, più di 150 lingue. A loro disposizione hanno 10.000 computers molti dei quali sono stati progettati appositamente per il centro.
Le immagini satellitari di cui dispongono hanno confermato l’ipotesi che i Cinesi utilizzassero dei “provocatori” per scatenare le rivolte, occasioni queste necessarie a permettere l’azione repressiva dell’Armata Popolare di Liberazione Cinese a Lhasa.
Ciò che Beijing non aveva calcolato era che le rivolte si diffondessero non solo in Tibet ma anche nelle province di Sichuan, Quighai e Gansu, trasformando larga parte della Cina occidentale in campo di battaglia.

Tibet: inchiesta su una foto manipolata – 5-4-08
[ via megachip.info ]

2 Comments
  • Andrea Campi

    07.04.2008 at 20:20 Rispondi

    e’ la solita storia: ripeti una balla abbastanza volte, e diventa una verita’.
    un bel reminder: anche se i blogger non sono giornalisti, controllare le fonti aiuta a non fare figure del .azzo e peggio diffondere notizie distorte.

    tra l’altro non capisco come questa “notizia” potesse far indignare ulteriormente: e’ peggio massacrare monaci se hanno manifestato o se non hanno manifestato? che cambia?

  • bastet

    09.04.2008 at 20:05 Rispondi
    clipped from http://www.ferpi.it
    Governo cinese a caccia di una strategia salva-reputazione Per rimediare all’immagine compromessa delle Olimpiadi dopo il disastro tibetano, la Cina è alla ricerca di una grande società  di Rp che la aiuti a gestire la comunicazione e soprattutto la sua reputazione.

    Il governo cinese ha deciso di assumere un’agenzia internazionale di pubbliche relazioni per gestire la sua reputazione in previsione dei prossimi Giochi olimpici. Le autorità  di Pechino hanno già  un contratto con la multinazionale delle pr Hill&Knowlton, che riguarda però solo la gestione dell’immagine dell’evento sportivo.

    L’aggravarsi della situazione in Tibet e le relative proteste diffuse in tutto l’Occidente hanno infatti convinto i vertici del Partito Comunista, che guida il paese, della necessità  di una nuova strategia di comunicazione ad ampio raggio. In questi giorni sono state consultate diverse agenzie americane e inglesi e si attende, a breve, la scelta ufficiale di Pechino.

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