Copper statue of the cat goddess Bastet. Eighth to fourth centuries B.C. PHOTOGRAPH BY MARY EVANS/SCALA, FLORENCE

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“Carina” è il nulla, è la graziosa senza infamia e senza lode, guardabile ma priva di vere attrattive, che quasi quasi è meglio esser brutte: almeno si sa di qualcosa. Una brutta spavalda è sexy, una carina raramente lo è. Si è carine quando i tratti sono regolari, tutto è in ordine ma la personalità non c’è.
Non esistono signore “carine”, esistono solo ragazze “carine”, la carineria è legata all’inesperienza, a una forma di lieve, spensierata ingenuità. Appena ti crescono dei pensieri autonomi, da carina diventi bella, oppure semplicemente invecchi e implodi.
E vista l’importanza capitale che la seduzione riveste nella vita delle donne – costrette a essere sessualmente attraenti in ogni momento, disprezzate se non lo sono o se, peggio ancora, rifiutano di giocare al gioco – dire a una che è “carina” è come dirle “potevi fare di meglio”.

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