Difendere e educare
Ieri ho avuto l’opportunità di partecipare al convegno “Internet è libertà. Perché dobbiamo difendere la rete” che si è svolto della Sala della Regina a Montecitorio, Roma.
I lavori sono stati aperti dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini. E’ seguita la Lectio magistralis su “Il web e la trasparenza tra ideali e realtà” di Lawrence Lessig dell’Università di Harvard, e subito dopo gli interventi del programma, dei quali hanno colpito la mia attenzione quello appassionato di Fiorello Cortiana (Responsabile Innovazione della Provincia di Milano) e purtroppo quello imbarazzante di Paolo Romani (Viceministro allo Sviluppo economico).
Lascio tutte le considerazioni del caso ai Web Guru, che si sbizzarriranno a recensire l’evento nella giornata di oggi.
Appunto qui solo due concetti che ho trovato molto interessanti, almeno per quel che riguarda me e la mia ricerca.
Difendere
Il primo, espresso da Lessig e poi ribadito (furbescamente) da altri relatori, è che il principale nemico di Internet siamo noi stessi, è la nostra generazione. Ormai il web ha appianato, in parte, le differenze culturali fra i teenagers di nazioni diverse, ma allo stesso tempo ha aumentato il divario generazionale.
Questi 10 anni di internet hanno modificato radicalmente abitudini e stili di vita, molto più velocemente e radicalmente di altri eventi storici: ostacolare la crescita di internet significa bloccare un processo evolutivo naturale che ha solo la colpa di essere stato troppo repentino e incontrollabile da parte della generazione passata.
educare
Al convengo di ieri la sala era gremita: per accedere a Montecitorio c’era una lunghissima fila, e molte persone sono state spostate in una sala contigua per poter assistere comunque all’evento.
Ma chi era presente?
Giornalisti, blogger, esperti di comunicazione, marketing, volti noti e meno noti. Diciamo il solito entourage, il mondo che apprezza, usa, lavora e ovviamente difende Internet.
Chi erano i grandi assenti?
I politici (e il dileguarsi di Fini poco dopo il suo intervento ne è stata l’enfatizzazione), i grandi dirigenti, la “vecchia guardia” del potere, tutte quelle persone che temono internet perché non lo comprendono.
Ma è servito a qualcosa?
Lo streaming sul web, la diretta su twitter, i commenti sulla rete… l’utilizzo di strumenti che chi difende Internet conosce e usa già. Alla fine è come se ci fossimo parlati addosso durante una grossa riunione fra amici.
Non era meglio una diretta sulla Rai? Non era meglio se in sala ci fosse stata l’intera classe politica italiana, con il grembiulino e le mani dietro la schiena per mantenere alta l’attenzione?
Il problema principale, a mio parere non è quello di “difendere la rete”, ma è di “educare alla rete”.
Educare la generazione precedente alla nostra, ma anche i coetanei troppo pigri per approfondire questo nuovo fenomeno. Insegnare l’uso dello strumento Internet non solo nelle scuole, ma anche nelle aziende, fra la gente comune, con corsi gratuiti (come vengono già fatti in alcuni Centri Anziani) oppure con programmi televisivi educativi, come accadde in Italia negli anni 50/60, quando si utilizzò l’efficacia comunicativa e la viralità della televisione dell’epoca con la trasmissione “Telescuola” contro l’analfabetismo.
Combattere l’analfabetismo informatico, far conoscere questo nuovo approccio alla comunicazione, soprattutto per evitare che la nostra classe politica annaspi tristemente, come è accaduto ieri durante l’intervento conclusivo di Romani.
Non voglio risultare pessimista: penso che sia già un piccolo passo essere riusciti a parlare all’interno delle stanze “del potere” italiano. Cerchiamo di sfruttare questa oppurtunità e la viralità di internet, e di contagiare dall’interno.
E soprattutto divulghiamo, educhiamo, condividiamo.
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Tiragraffi
20.03.2010 at 09:22approfondimenti
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