My Funny Valentine

Un brano, un’ossessione.
Mi piace ascoltarlo in tutte le sue versioni. “Cover” le chiamano.
Dalla morbida tromba di Chet Baker alle  voci di sconosciute cantanti jazz, sensuali, graffianti, ma delle quali il nome interessa poco.
E tutto per un’assonanza. Il mio di nome.
Un nome che ho sempre odiato: così infantile, adatto a rime e prese in giro; un nome troppo romantico per un carattere spigoloso come il mio.
E poi l’onomastico: il protettore degli innamorati. Sentirsi beffata da un santo che ha sempre reso – a me – così difficile questo sentimento: l’amore.

E l’ossessione ritorna. Tornando all’ossessione.
Una musica che mi accompagna dal risveglio fino alla sera. Parole che conosco a memoria. In cui mi ci rivedo, che in parte sento mie. In parte.
Un’ossessione che provo a elaborare.
In musica, parole e immagini.

[ pensieri in libertà presi in prestito e stimolati da #gallizioLAB ]

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