Lavorare con tristezza

Ieri sera, al telefono con un caro amico, parlando della situazione lavorativa attuale, l’ho sentito esclamare un “lavorare con tristezza”.
Da una parte ho sorriso, pensando all’assonanza con il film la canzone, poi mi sono resa conto di quanto fosse vera questa affermazione.

In questo preciso periodo storico, stiamo realmente lavorando (per chi lavora) con tristezza.
Ovviamente parlo dei lavoratori della comunicazione.

Chiunque sento, amici, ex colleghi, conoscenti, che lavorano del campo delle arti, della comunicazione e della cultura, mi dipinge sempre lo stesso quadro desolante.
La mancanza di lavoro, di budget, di qualità .

Pur di prendere qualche lavoro, sviliamo la nostra professionalità  abbassando i prezzi e la qualità  del lavoro… il tutto pur di rimanere concorrenziali.

E chi è la concorrenza? Anni fa erano i tipografi che si re-inventavano grafici, o le macchinette per farsi i biglietti da visita sotto la stazione.
Ora c’è il nipote che fa i siti a 400,00 € (all’etto?), lo studente di scienze della comunicazione che ti gestisce il blog aziendale durante lo stage, o il pischello con la digitale (compatta o mega-reflex) che scatta all’impazzata e regala le foto su flickr.

Stamane, mentre riflettevo sul quadro odierno della situazione, mi sono imbattuta in Un”interessante punto di vista sulla saturazione del mercato, un post di Sara Lando che rispecchia molto il mio pensiero.

Solo su un punto mi sento di dissentire, forse perché ci sono alcuni aspetti (di cui accennavo prima) che non sono stati presi in considerazione.

Sara dice:

Personalmente, come ho avuto modo di dire piu” e piu” volte, credo che se le vostre foto e la vostra professionalità  sono indistinguibili da quelle dello zio Vincenzino che fa le foto con la 400D a 500 euro, avete un problema.

Ok, qui si sta parlando di professionalità  e di qualità . A parte confermare la saturazione del mercato, in concomitanza con l’aumento della concorrenza (leale e/o sleale): sono d’accordissimo che bisogna puntare sulla qualità .

Ma il cliente di oggi, è ancora in grado di riconoscerla? di apprezzarla?
Ogni volta che presento un preventivo per un nuovo lavoro, neanche guardano più il mio portfolio, ma vanno subito a controllare la cifra finale (per poi sgranare gli occhi e tirar fuori la storia del nipote che lo fa a meno).

Cosa cercano i clienti di adesso? un professionista o l’offerta speciale?
Quando iniziano a contrattare sul prezzo (neanche fossimo alla Medina di Tunisi) come vi comportate? Spiegate al vostro cliente che per metà  del prezzo otterrà  metà  dell’impegno e della passione, ingredienti necessari per un buon progetto?
Riuscite a fargli capire la differenza fra voi e lo zio Vincenzino in termini di risultato?

Dopo queste riflessioni ho capito: non solo c’è poco lavoro, ma hanno anche ucciso la nostra passione, la qualità , la sperimentazione… la nostra professionalità .
Ecco perché ho trovato così calzante l’affermazione “lavorare con tristezza“.

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