La coda di un drago impazzita

“Il terremoto è come la coda di un drago impazzita…”
Così ha descritto il terremoto una bambina de l’Aquila. Ho trovato la metafora molto bella, ma anche terrificante, soprattutto alla luce di quello che sta accadendo.

Erano le 3.32 di notte, del 6 aprile, e sdraiata sul mio letto, con le unghie piantate nel pancino della Coinquilina felina, ho avuto veramente paura. Per la prima volta mi sono ritrovata a pregare affinché la scossa di 20/25 secondi finisse presto…

Non c’è molto da dire.
Ieri ho preferito stare in silenzio, dato che tutti si sono sentiti in dovere di criticare e polemizzare su tutto ciò che accadeva: tutti novelli esperti di sisma e dell’organizzazione degli aiuti dopo il dramma, come quando si trasformano in esperti tecnici sportivi dopo un derby…

senza parole

[ via eriadan ]

Scrivo questo post non per aggiungere polemica a polemica, fuffa a fuffa. Scrivo solo per esorcizzare il fascino morboso che esercitano su di me i terremoti, trasformato in profonda paura dopo ciò che ho provato ieri notte e l’empatia di questi 2 giorni.

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